Ultimo comune della provincia di Chieti, comodamente adagiato ai piedi della Majella, visitare Palena significa immergersi in un paese di confine circondato dalla natura e immerso nel verde. Federica Salvi, palenese d’origine e tuttora abitante di Lettopalena, paese poco distante, ci racconta la sua vita tra i monti abruzzesi.
Il primo stupore: arrivare a Palena
Sia che si arrivi dalla valle frentana, che dal versante aquilano. Collegata agli altri comuni tramite la SS 84, nel primo caso si rimane spesso impressionati dall’insolito tragitto tra Lama dei Peligni e Palena: quel tratto di strada, infatti, realizzato in epoca borbonica, è soprannominato “Le Tagliate” proprio perché per la sua realizzazione la Majella è stata letteralmente incisa.
La strada corre sulle pendici, permettendo a chi è al volante di provare, soprattutto le prime volte, un misto di paura e di stupore.
Da un lato si ha il costone della montagna, dall’altro, invece, la visuale è aperta sul panorama, quasi come se si fosse affacciati a un lungo balcone dal quale poter ammirare la zona circostante.
Arrivando dal versante aquilano, il territorio palenese accoglie i viaggiatori con l’immensa e mistica Piana di Santa Chiara e con il Valico della Forchetta, dove si trova anche la stazione ferroviaria del paese, utilizzata ormai solo per la sosta della Transiberiana d’Italia. La forza di questo posto consiste nell’ampio spazio aperto ma delimitato dalle montagne e dalla sua peculiare e unica capacità di cambiare colori, atmosfere e aspetto nei vari momenti della giornata, ad ogni movimento solare. Ci si potrebbe passare una giornata intera e avere la sensazione di essere in un posto differente.
La vastità dona poi una pace che sembra senza tempo.
Bisogna però stare bene attenti e coprirsi dal freddo, ci si trova a 1276 mt.s.m. e l’altitudine qui si fa sempre sentire. Proseguendo verso il paese, la strada si immerge totalmente nel bosco, in cui non c’è segnale per il cellulare e il cui manto stradale rende un po’ fastidioso il percorso. Tuttavia vale la pena percorrerlo perché lungo il tragitto si ha la possibilità di visitare uno dei luoghi sacri più suggestivi del comune palenese: l’Eremo Celestiniano della Madonna dell’Altare. Lo si può raggiungere in auto oppure, opzione ancora più consigliata, da un antico sentiero a piedi originariamente unico punto di collegamento con l’Eremo. Raggiungendolo ci si accorge subito di essere in un luogo unico, costruito interamente su roccia, che affaccia su un panorama che riesce ad abbracciare la Valle di Pizzoferrato, Torricella Peligna, Lettopalena, Casoli e il Lago Sant’Angelo e, nelle giornate in cui il cielo è particolarmente terso, persino il mare. È sicuramente uno dei luoghi a cui i palenesi tengono di più, proprio per la natura fortemente accogliente, spirituale e di conforto che hanno affidato alla Madonna dell’Altare.
Le sette chiese, le tre orse e il castello (con tanto di fantasma)
Bisogna anche dire che la popolazione di Palena è da sempre particolarmente devota, infatti sette sono le chiese del piccolo paese: La già nominata Chiesa della Madonna dell’Altare in cui ci si reca in pellegrinaggio ogni anno il 2 luglio; La Chiesa di San Cataldo, sulla SS 84, ormai quasi in disuso, che viene aperta solo il 10 maggio per la celebrazione del Santo (un antico detto palenese dice “Se piove a San Cataldo, pioverà per 40 giorni” inutile dire quanto speriamo sempre in un giorno di sole!). Poi abbiamo la Chiesa della Madonna del Carmine, piccolissima, che si trova all’ingresso di Palena e che non viene però mai aperta. Nella parte alta del paese, proprio al di sotto del Monte Porrara, si trovano l’antico convento e la chiesa di Sant’Antonio. Anche questa struttura, purtroppo, viene aperta e utilizzata solo nel giorno di culto del santo, mentre il convento, completamente restaurato, ospita sia il Ristorante Casa dell’Orso, particolarmente bello per la presenza dell’antico porticato interno decorato con affreschi della vita del santo che di un grande affresco nella sala principale che rappresenta l’ultima cena, ma anche per la presenza del Museo dell’Orso Marsicano. Questa struttura è totalmente dedicata all’animale tanto diffuso e caro nelle nostre zone, e la visita è resa ancora più interessante dalla presenza di
un’area faunistica che ospita tre bellissimi esemplari di Orsi Bruni europei: se si è fortunati li si riesce a vedere mentre si arrampicano sugli alberi, si grattano la schiena o sono semplicemente stesi al sole.
È sicuramente una delle attrazioni più interessanti da vedere.
Tornando ai luoghi sacri, entriamo nel piccolo centro storico in cui troviamo le restanti tre chiese. La più bella e piena di misteri è la Chiesa di San Francesco: si dice che la sua prima pietra sia stata posata dal santo in persona in visita a Palena e che nella cripta siano stati seppelliti i monaci, motivo per il quale continua ad essere considerata un po’ cupa e tetra. Il quartiere, che prende il suo nome, è sempre stato un punto di ritrovo sia per i grandi che per i più piccini: la piazzetta antistante diventa un campo sportivo per i bambini, mentre d’estate si anima grazie alla presenza di un palco all’aperto sfruttato soprattutto nelle serate d’agosto. Lungo il Corso Umberto I, si trova la chiesa della Madonna Del Rosario, chiamata inizialmente Madonna delle nevi: bella, barocca ed elegante, spicca maestosa al centro del piccolo corso.
La chiesa più importante e più utilizzata è quella dei Santi Falco e Antonino Martire: sorge sulle ceneri dell’antica chiesa distrutta durante il secondo conflitto bellico, di cui è rimasto intatto solo il campanile. Si dice che questo sia avvenuto grazie ad un miracolo di San Falco: durante la Seconda Guerra mondiale i Palenesi si rifugiarono all’interno del campanile portando la statua e le reliquie del Santo. I bombardamenti rasero al suolo il corpo della chiesa, lasciando integra la torre campanaria. La struttura è vicina al centro medievale del paese che è anche una delle zone più caratteristiche e interessanti, quella chiamata La Valle, perché affaccia direttamente sul fiume Aventino con la chiesa, la zona abitata più antica e il castello medievale con la torre dell’orologio in cima.
Sembra di addentrarsi in un mondo separato dalla realtà, fatto di vicoletti umidi per la presenza del fiume e per la difficoltà del sole a scaldarne le mura.
Il Castello, restaurato da poco, è pieno di misteri e leggende. Quella che ci raccontavano più spesso da bambini narrava del fantasma del suo ultimo proprietario nascosto in una delle stanze, che non bisognava assolutamente disturbare. Attualmente, al suo interno sono presenti l’importante Museo Geopalenteologico dell’Alto Aventino e la pinacoteca. Credo che, però, le zone più interessanti siano quelle esterne: da un lato l’ingresso principale affaccia sul fiume e sulla pineta, dall’altro la sua grande terrazza si apre direttamente sulla Majella. Si gode di un panorama unico soprattutto salendo sulla torre dell’orologio da dove si può ammirare tutto il paese dall’alto.
Se decidete di visitare Palena, fare una bella passeggiata e riuscire a salire sul Castello, è sicuramente una delle cose imprescindibili da fare.
Come un vero palenese
Il paese però, oltre alle varie visite culturali-religiose, offre anche altro. Innanzitutto per entrare nella vera vita del palenese quello che bisogna fare è passeggiare “ammond e abball pe i curs”:
il passeggio prevede di percorrere il tragitto dall’inizio del Corso alla fine di via Trento e Trieste passando per la piazza, per poi tornare indietro e ripetere ad oltranza: da ragazzini dicevamo che per noi quelli erano i confini del mondo.
Più o meno a metà corso si trova il Teatro dedicato ad Ettore Maria Margadonna, a cui Palena ha dato i natali. Fino al 1800 circa il teatro si trovava affianco alla chiesa di San Francesco, luogo dal quale venne spostato perché non combaciante con la sacralità del posto; venne quindi successivamente ricostruito nel luogo in cui si trova attualmente: vale la pena visitarlo perché è tra i più piccoli teatri d’Europa, in perfetto stile italiano, con novantanove posti a sedere distribuiti tra platea, due ordini di palchetti e il loggione ed è attivo per merito della gestione della Compagnia Emme.Bi del posto.
Grazie all’attività del teatro, trascorrere le vacanze natalizie a Palena è suggestivo, soprattutto quando si ha la fortuna di incappare in quelle belle nevicate che rendono tutto magico.
Sicuramente, però, il momento in cui ne consiglio di più di visitare Palena è nel mese di agosto: il paese si ripopola fino ad arrivare al doppio della sua solita popolazione, proprio perché palenesi nostalgici tornano per gustare l’aria frizzantina estiva, il bel tempo e le tantissime attività organizzate durante tutto il mese dall’amministrazione e dalle varie associazioni. Inoltre, d’estate è possibile provare l’ebbrezza del torrentismo: un percorso lungo il fiume composto da salti, tuffi e nuotate. Oltre all’adrenalina e alla frescura delle acque, si gode di un panorama unico, guardare il paese dal basso all’alto aiuta ad apprezzarne meglio l’intera architettura.
Palena potrebbe sembrare un paese come un altro, fermo in un tempo imprecisato in cui oltre alle bellezze architettoniche ben poco c’è da scoprire. Invece, entrando in pieno nel nostro piccolo mondo, si può rimanere meravigliati da un posto in cui le tradizioni sono ancora molto vive, diffuse e sentite, in cui al fianco del passato avanza anche il futuro con le varie attività sportive, artistiche e musicali, in cui i giovani camminano con gli anziani per riscoprire e non dimenticare i tanti sentieri della Majella che ci guarda e protegge: un paese che quando conquista i cuori, lo fa per sempre.
Federica Salvi
Lettopalena, giugno 2019
Foto ©Mirko Chiaverini
LA CUCINA PALENESE
Federica Salvi, che in quest’articolo ci ha raccontato il paese di Palena, i suoi luoghi e le sue tradizioni, ha voluto arricchire il suo contributo fornendoci anche qualche consiglio sulla cucina palenese. Una gita non può definirsi tale, se non finisce a stomaco pieno!
Per voi, ecco alcuni dei prodotti della nostra tradizione culinaria:
Per un’uscita a pranzo, consiglio di chiedere un antipasto classico con pecorino, ricotta e salsiccia secca di Palena. Procedete con un bel piatto di “sagne stracciate”, che sono il piatto tipico per eccellenza della cucina palenese, il cui nome deriva proprio dalla forma della pasta fatta in casa, che viene spezzettata a mano in maniera irregolare, cotta poi in un brodino a base di pancetta e peperoncino. Se avete lo stomaco ben allenato, allora come secondo non potete non prendere l’arrosto di agnello, sempre rigorosamente fornito degli allevamenti locali.
Con i dolci, poi, ci si può sbizzarrire: nel periodo natalizio abbiamo i “cellucci”, dolci ripieni di un impasto misto di marmellata, cioccolata, noci, arance e chi più ne ha più ne metta, da provare insieme ai fritti, deliziosissime ciambelline fritte e ricoperte di zucchero; a Pasqua, oltre alla classica pupa, si preparano anche: la pizza di Pasqua il cui nome trae in inganno perché, in realtà, è dolce ed acquista ancora più gustosità inzuppata nel vino, e il fiadone, un ciambellone di formaggio e canditi.
Ah… e ovviamente le pizzelle che non mancano mai!!
Federica Salvi
Palenese di nascita, lettese per scelta, da tre anni vivo a Lettopalena per amore. Dopo anni trascorsi fuori casa, scegliere di vivere in un paesino di 400 abitanti è stata una scommessa con me stessa che ho vinto alla grande. Dopo essermi trasferita qui, ho scoperto che la nonna di mio nonno era lettese, alta con tanti capelli ed energica, come me: mi piace pensare che ci sia un nesso tra me e lei, tra la mia scelta e le mie origini e che questo sia proprio il posto al quale in qualche modo sono destinata.
Vivo felice circondata dall’amore della mia famiglia, dai miei animali e dalla natura, sempre protetta dalla Majella. Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza le passeggiate con il mio cane, le ore passate stesa sul prato della Fonte della Noce in compagnia di un buon libro, senza tutto il verde e l’aria fresca che mi circonda. Vivo in Paradiso, dove tutto è molto legato alla terra, al rispetto della natura e ai ritmi lenti delle stagioni, dove il progresso è ancora lontano.
Piatto preferito: un piatto che posso assaggiare ormai solo nella mia memoria: i ravioli con la ricotta di mia nonna (sia ravioli che ricotta!)
Luogo preferito: è difficile scegliere, la Fonte della Noce e il Quarto di Santa Chiara – soprattutto quando si forma il lago effimero.
Proverbio preferito: F l bein e scuordt’l, f l mal e pienz’c (fai il bene e scordalo, fai il male e pensaci)
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