A marzo del 2021, a soli 57 anni, una malattia ha portato via Marco Pallini, in arte Palmar, artista lancianese.
Abbiamo voluto raccogliere qui un compendio di pensieri e immagini, offerti da chi ha collaborato con lui in questi anni. Ne è venuto fuori uno strale di affettuosi ricordi per chi lo ha conosciuto, ma anche di considerevoli riconoscimenti per i suoi meriti artistici.
Vogliamo ridare a Marco Pallini, ognuno con il proprio colore, il proprio tratto distintivo, tutta la sua bella luce.
Tra il 16 e il 17 ottobre 2021, in occasione delle giornate del FAI d’autunno di Lanciano, il suo studio sarà aperto alle visite.
Chi è Palmar
Marco pallini, in arte Palmar, nasce a Caracas, Venezuela il 23 giugno del 1963.
Figlio di italiani emigrati in cerca di lavoro, rientra la prima volta in Italia all’età di sei anni e mentre a Lanciano (CH) intraprende il suo iter scolastico, prendono corpo anche le sue prime passioni. Prima fra tutte la musica e in particolare la chitarra acustica che, oltre a diventare un’inseparabile compagna di viaggio, sarà il trampolino di lancio per dar vita ai vari gruppi musicali di cui ha fatto parte. Il sodalizio con amici quali: Ucci, Di Bucchianico, De Innocentiis, Magnarini e Imperatore, sperimentava negli anni ‘80 i brani dei Genesis, della PFM e altri esponenti della musica internazionale, ma non disdegnava la musica popolare. Ben presto, forma il gruppo di musica folk “Terre del Sud”.
Nel frattempo incontra Tiziana Paolini. Nascono nell’88 Alessia e nel ‘97 Alessandro.
Sono questi gli anni in cui Marco Pallini intraprende un nuovo percorso artistico: inizia a disegnare con l’aerografo e a completare il disegno con la tecnica ad acquerello, ispirandosi ai meravigliosi scorci del paesaggio abruzzese, prevalentemente marittimi, da lui immortalati in vari paesaggi di luce e di stagioni.
La sclerodermia sistemica comincia progressivamente ad impedirgli di continuare a suonare la chitarra, ma egli concentra le sue energie per incidere il CD “Come na’ vote”, brani composti e musicati da lui in dialetto, e per pubblicare vari scritti tra i quali: La storia di Lanciano a fumetti, Centauri Lancianesi, La via dei Trabocchi.
Dal 2012, collabora con Stefano Angelucci Marino alle “Feste col taccuino”, nell’ambito delle feste di Settembre, in cui i due divulgano lo Urban sketching, ovvero l’espressione artistica di chi disegna per strada, su fogli da disegno, o meglio taccuini, in modo estemporaneo perché colpiti da un luogo, un particolare, un aspetto del paesaggio, solitamente arricchendo l’acquerello con un’espressione esplicativa o una riflessione scritta.
Nel 2015 partecipa a “Matite in Viaggio” a Mestre. Nel 2016 alla rassegna “Diari di Viaggio” e nel 2017 al Rendez-vous du Carnet du voyage a Clermont Ferrand (Francia).
Debora Vinciguerra
“Piazza Plebiscito allagata. Gente in costume che si tuffava, io ed altri sdraiati alla fine di Corso Roma (sapete che finisce in discesa, no?) che prendevamo il sole con la risacca che ci bagnava le gambe!”
Piazza Plebiscito di Lanciano diventa un maruccio, un piccolo mare, in questo sogno di Marco Pallini. La cupola della cattedrale abbraccia il sogno, la risacca concede ancora piacere, fresco e luminoso, dei suoi grandi amori: il mare, la sua città, le persone care.
Marco Pallini nasceva a Caracas il 23 giugno del ’63. Per anni ci ha concesso di osservare il Trabajo della vita su questa crosta di terra. Dalle sue cornee alla punta delle sue dita consumate. Ora pizzicando corde di chitarra ora stendendo maree di colore su chilometri di carta. È stato il nostro sketchbook carissimo.
Claudia Lanci, Enrico Di Nenno
Gabriele Tinari
Mando una poesia di Wisława Szymborska, scrittrice polacca, che racconta molto di Marco, almeno secondo me. È un dono per tutti noi e un riconoscimento e un segno di gratitudine per Marco.
“Un appunto”, Wisława Szymborska
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Art-man, alias Daniele De Luca
Riflessioni su Marco Pallini, in arte PALMAR (1963-2021)
…con Marco ho attraversato diversi sentieri dell’arte in diverse tappe della mia vita artistica; …ricordo “Le matite ammattite” una manifestazione di disegni al palazzo degli studi, “Il tesoro dei filiani” un albo a fumetti tuffato nel medioevo lancianese per Tabula edizioni, tutta l’esperienza dei “Taccuini di viaggio” con la profonda e commovente immersione nell’Aquila della zona rossa, le uscite per luoghi naturalistici e cittadini promuovendo lo “sketching urbano” anche alle feste settembrine della sua cara e amata città, Lanciano. Ogni volta ci aprivamo a mondi intrisi di discorsi filosofici, tecnici, artistici, sociali, antropologici, universali e la sua grande capacità e facilità relazionale mi apriva a nuovi mondi, a nuove persone che divenivano magicamente nuovi amici, con le quali condividere il nostro fare “artistico” senza pregiudizi e senza gelosie. La bellezza e la gioia dello stare assieme…potrei dire e raccontare di Marco all’infinito, ma mi sovviene questo pensiero:
“…chi perde un amico perde un tesoro, un mondo, un riferimento, e difficilmente avrò un’altra persona, come lui, con la quale vivere tante passioni assieme punzecchiandoci e stimolandoci reciprocamente per divenire l’altro da noi migliorandoci …sempre”.
Luca Cicchitti
…vi è un grande vuoto, ma sapremo farne tesoro, dei suoi esempi, dei suoi discorsi fatti assieme e delle sue bellezze lasciatoci in dono.
Angela Maria Russo
Caro Marco, ti ho conosciuto con il caschetto in testa mentre disegnavamo le macerie dell’Aquila.
Subito abbiamo fatto amicizia, dopo ho conosciuto i tuoi lavori, primi tra tutti i tuoi amati “trabocchi”. Abbiamo poi avuto altre occasioni per rivederci, a Lanciano più volte e poi in altre città. Insieme abbiamo passato serene giornate a disegnare ed a parlare. Amavi le cose semplici, genuine, il mare, la natura, i siti storici, le persone. Eri una persona limpida, cordiale, ospitale ed entusiasta. Un artista curioso, sempre alla ricerca di nuovi stimoli per rappresentare al meglio quello che avevi nel cuore.
Caro Marco mi mancherai e terrò per sempre negli occhi e nel mio cuore i tuoi delicati acquerelli.
Rita Civitarese
Sono un vecchio mostro io. Un vampiro alieno che si nutre di ricordi e di speranze. La morte di per sé non può niente su di me, ma mi tormenta e mi affligge con il suo incessante lavoro. E ieri, di nuovo, mi ha colpita. Ho una certa età e sono stanca di rimettere su il mio jenga ogni volta che un amico decide di inoltrarsi nel cielo infinito e di non farsi sentire più. Io almeno qualche cartolina te la spedivo…
Ieri lo spiegavo alla tua amata Tiziana, sono lontana e posso permettermi il lusso di credere che nulla è successo e che tu sei ancora lì da qualche parte a dipingere e gentilmente a sorridere a qualche passante curioso. Ci siamo scritti dieci giorni fa e la tua presenza tra il mio banale quotidiano mi aveva portato un po’ di colore in questo piatto inverno danese, fatto di ombre bellissime ma pochi riflessi. Mi hai regalato il colore tu, anzi i colori, e tanta acqua per poterli usare. Oggi quei colori verranno usati con le mie lacrime e te ne dedicherò una ogni volta che ne avrò coraggio.
Caro amico mio, questa volta, io, non voglio crederci e mi rifiuto di accettare le motivazioni del tuo viaggio. Ma una cosa puoi fare mio caro Marco Pallini Palmar, vai a cercare i miei bambini, prendili per mano e insegna loro a colorare un futuro per la loro mamma dove non ci sia più il dolore della perdita.
Ti voglio bene e mi sei caro.
Stefano Zamblera
“Libertà”
Ciò di cui parlo in questa poesia
è questione schiettamente politica,
puramente questione di democrazia.
Non scrivo di nessun dio, nessuna magia salvifica,
né tratterò dei malvagi, dei corrotti, dei sudici,
dei non esseri umani stramaledetti politici.
Non parlo di destra, sinistra e ideali,
di ciò che sarebbe se si applicassero idealità.
L’argomento topico di questi versi banali
è la perpetua questione della libertà.
Non scriverò neniosi piagnistei
Di un nostalgico borghesotto schiaffeggiato dagli dei.
Io.
Voglio parlare di esistenzialismo,
di realtà, di vita, di trasformatismo.
Chi mi legga, volente o per caso, non abbia da offendersi.
Del resoconto del mio vissuto,
della felicità del non arrendersi.
Da quando sono nato
credo in questa realtà.
Questa è la mia esistenza.
I miei scarabocchi, la mia matita,
sono la mia essenza,
sono la mia stessa vita.
Non sono io una mia interpretazione.
Sono cercare,
sono trovare,
sono io scegliere in continuazione,
scegliere chi io sia liberamente.
Preparare alla morte
– cretina –
cosa ucciderà del mio ente.
Sono del mio agglomerato umano un baluardo a costruire,
e se la fine avrà più valore del mio essere esistente,
non sia mai che ad essa io sia stato riverente.
Zamblera, 2018 “Alba” pg. 9 Lulu editore.
Gabriele Genini
Artista e Amico generoso.
Io e Gaia eravamo arrivati a Lanciano qualche giorno prima della manifestazione “Alle Feste col Taccuino”, così da poter godere della compagnia di Marco e visitare insieme i luoghi che amava dipingere. Di fronte ad alcuni suoi meravigliosi acquerelli rimasi molto colpito dalla perfezione con cui riusciva a rendere le fronde degli alberi:
« Che spettacolo Palmar !!! – esclamai ammirato. – Gli alberi per me sono un mistero che purtroppo fatico a risolvere e di conseguenza, come vedi, spennello a caso! »
Se la rise Marco, prendendomi in giro. Poi, da un contenitore per VHS pieno zeppo di pennelli, ne estrasse uno: « Prova con questo!… Fa gli alberi che è una bellezza!» disse. Il pennello era il risultato di sue personali modifiche. L’aspetto mi parve sinceramente malconcio, con le setole decimate e rozzamente tagliuzzate. Me lo regalò. Il pennello del Palmar è una bomba! Sono ancora lontano dal risolvere il mio problema con le fronde degli alberi ma la sua “bacchetta magica” non mi abbandona mai e mi ricorda, ancora oggi, di continuare a provarci.
Federico Gemma
Ho conosciuto Marco a L’Aquila dopo il terremoto nel 2010, quando andammo a testimoniare con i nostri disegni della città distrutta. E nel 2014 mi ha fatto conoscere e disegnare la sua Lanciano e la costa dei trabocchi in occasione dell’edizione delle “Feste col taccuino”. Mi ricordo di lui la discrezione e la passione per il disegno, ma soprattutto l’amore per il suo territorio che non ha mai smesso di omaggiare con le sue opere. Spero ora che la sua città sappia restituirgli almeno in parte l’amore e l’attenzione che merita.
Alessandro Innamorati
Abbiamo lavorato 15 anni fianco a fianco, io e Marco. Condiviso con passione un progetto che vedeva nascere qualcosa che da noi non c’era ancora: la prima (e unica) agenzia di pubblicità a Lanciano. Certo, non le mega agenzia milanesi con miliardi di budget, ma una “miniatura strutturata” che sarebbe, nel tempo, cresciuta e avrebbe servito anche aziende di livello mondiale…sempre con quel guizzo di genialità che marcava due menti creative e curiose. Essere curioso dell’arte, della musica, della tecnologia, del nuovo che si affaccia sul mondo segnava la cifra stilistica di Marco, sempre avanti di un passo. Devo a lui tutto quello che ho imparato sul Mac, sin da quando acquistai (cambialoni alla mano) la prima stazione di computer grafica, pioniere nel nostro distretto del desk top publishing. Era sin troppo comodo chiedere “Come faccio a fare questo?” Da lui avevi sempre la risposta, frutto di ore e ore di sperimentazione e studio, caparbio e instancabile, dei quali io coglievo immeritatamente i frutti.
Ma il nostro non è stato solo un sodalizio professionale: ci univano passioni che spaziavano dal fumetto all’illustrazione e alla musica…già, la musica! La prima, vera, totalizzante passione di Marco. Una rara malattia delle mani lo aveva allontanato negli ultimi anni dalla sua chitarra, alla quale aveva rivolto la stessa dedizione tenace di una vita, riuscendo persino a registrare un cd “fatto in casa”, suonando e sovraincidendo diverse tracce. Non dimenticherò mai quando lo convinsi ad entrare nel nascente gruppo Terre del Sud, lui che studiava Wes Montgomery si sarebbe ritrovato a suonare tarantelle del Gargano da Brancaleone a Roccamontepiano per poi fare “le piazze” in giro per l’Abruzzo.
Negli ultimi anni cercava di coinvolgermi in quel bellissimo progetto dei taccuini di viaggio, l’arte portata nelle strade, nel quale credeva molto e profondeva impegno, ricevendo sempre miei dinieghi causati da altri impegni o semplicemente per pigrizia. La maestria raggiunta nell’acquerello, tecnica difficilissima da dominare, per fortuna resta a noi, testimoniata dalle numerose opere realizzate negli anni, con la sua poetica delicata ed evanescente, veli tenui di colore su trame ruvide ed aspre. L’amarezza di non aver potuto salutare l’amico prima che se ne andasse e per aver saputo tardi del suo male si va attenuando nei giorni, lasciando spazio a ricordi e riflessioni che nessuno può cancellare, nemmeno sorella morte.
Grazie Marco per tutto quello che hai voluto condividere con me.
Dominique Fidanza
Marianna Mancini
Conoscerti è stata una fortuna immensa, sei stato prezioso, un amico, un maestro e un grande Artista.
Tu:Usciamo a disegnare?
Io: siii
Funzionava così insieme a tanti amici o solo noi sulle rocce di fronte al mare, in mezzo a un campo o tra le vie di un paesello. A guardarti mischiare colori e acqua e, con due tocchi sul foglio, realizzare capolavori. Con il cavalletto customizzato e i pennelli top trovati nel negozietto più improbabile.
Ti ricorderò così, e ti porterò sempre con me, e sarai sempre vivo nella mia memoria e nei miei racconti.
Rita Aruffo
Tra i Maestri della ribellione, quella buona, quella che alimenta lo spirito critico, quella che anela alla libertà nel rispetto del mondo tutto, io annovero senz’altro Marco Pallini Palmar!
Ti ricordo con la chitarra, alle medie, avremo avuto 13, 14 anni. Sembravi sceso da un altro pianeta, con il tuo bagaglio di uomo fatto, spazzavi via i recinti del mondo da bambini nel quale alcuni di noi non sguazzavano più volentieri. E allora con la complicità di alcuni insegnanti più illuminati, erano ore di testi di canzoni, discussioni sui temi più scottanti, a volte con posizione estreme, come è giusto a quell’età, che tanto poi ci pensa la vita a rimpicciolire ed a ritagliare. Tu avevi i cantautori, io avevo quei dischi della Nuova compagnia di canto popolare. Il professor Falcone ci metteva il carico portando il giradischi per farci sentire gli Inti Illimani. Non mi ricordo niente ma mi ricordo tutto. Poi le medie sono finite, non abbiamo mai parlato di quei giorni di note di pianoforte (tutto imparato da solo), non era necessario. Perché tu eri incredibilmente versatile, senza bisogno di insegnanti, se non la vita. Da allora in tutte le battaglie più importanti, gli eventi artistici della nostra città, ci siamo sempre incrociati. Quelle certezze che la vita ti dà quando qualcosa si muove e cerchi compagni di strada. E su quella strada so che ti rincontrerò sempre, con parole mute.
Marco Preziosi
Mimmo Spadano
Ci sono persone con le quali entri in sintonia facilmente.
Perché valgono veramente, hanno indubbie qualità, ma non le fanno mai “pesare”.
Perché antepongono i fatti alle chiacchiere.
Perché non si piangono addosso, sono positive e propositive, nonostante tutto.
Sono ricche di valori e di quella umanità per le quali non puoi che volerle bene!
Grazie Marco. Per l’amicizia e tutti i momenti passati insieme!
Stefano Marcovaldi
Michela Di Lanzo (MDL)
Incontrai Marco per la prima volta nel 2012 nella sua Lanciano, inconsapevole che sarebbe stato il capostipite delle belle persone che poi hanno fatto di Lanciano la mia seconda casa. Sembrava una casualità delle solite ma con il tempo ti rendi conto che stava tutto scritto, o meglio disegnato.
Non passò molto che organizzò una delle sue uscite collettive di disegno en plein air al mare, saremmo dovuti essere in tanti ma ci ritrovammo solo noi due. Io lo vedevo come un maestro inarrivabile, l’imbarazzo di essere una ragazzina a confronto con un mostro di bravura…. fu il primo grande errore di valutazione.
La sua umanità semplice, il suo parlare ininterrottamente di ogni cosa, parlare e disegnare come se si mangiasse pane e olio a merenda. Sul blocco da schizzo di quel giorno scrissi :
“Il vento è quasi glaciale, la pietra sotto il culo anche, il sole in faccia caldo!”
“Marco Pallini disegna – io disegno”
Tra il 16 e il 17 ottobre 2021, in occasione delle giornate del FAI d’autunno di Lanciano, il suo studio sarà aperto alle visite.
Queste testimonianze sono state raccolte da Debora Vinciguerra (Aruru), con l’aiuto di Tiziana Paolini e Daniele de Luca (Art-man), durante il 2021, e riordinate da Francesca.
Lanciano/Tolosa, Ottobre 2021
Foto – diritti riservati: ©come da disdascalia. La foto di copertina è di ©Claudia Lanci e Enrico Di Nenno
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