Il 25 aprile è la festa della Liberazione. In Abruzzo, non c’è miglior luogo per commemorare questa data del Sacrario della Brigata Maiella. Percorrendo il sentiero della libertà, abbiamo scoperto questo luogo in compagnia di Marcello di Martino, ex sindaco di Taranta Peligna (CH), comune che ospita il Sacrario. Marcello ci ha raccontato la storia di questo luogo così suggestivo e ci ha incantate con la sua idea di libertà.
Marcello, che cos’è questo posto?
Il Sacrario della Brigata Maiella è l’emblema della Liberazione. Inizialmente, qui era prevista la presenza delle spoglie dei 55 partigiani – o patrioti della Brigata Maiella, come preferivano farsi chiamare. In un secondo momento, dato il disaccordo di alcune delle famiglie, vi sono stati riportati solo i loro nomi, le immagini e le loro storie.
Qual è la loro storia?
È la stessa che ha consentito all’Italia di liberarsi dal nazifascismo e che consente a tutti noi di vivere in una condizione di libertà.
Per quanto riguarda le storie di ognuno di loro, in fondo è la stessa per tutti e in questi luoghi la conosciamo bene: erano giovani, e sono partiti.
Potremmo raccontare la storia del padre di Franco Contucci, un operaio che lavorava a Bussi, morto sul Monte Carotto lasciando la moglie incinta. Franco partecipa ancora tutti gli anni al Sentiero della Libertà.
Ci sono tante storie di Tarantolesi.
Di recente, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita al Sacrario, ha decretato ufficialmente come la nascita della Resistenza in Italia abbia probabilmente avuto origine proprio qui, in questi territori, grazie alla Brigata Maiella.
È una storia comune a tutta la valle. Il Sacrario però si trova qui a Taranta Peligna. Perché?
Il comandante della Brigata Maiella, Ettore Troilo, era di Torricella Peligna. Alcuni tra i personaggi più importanti della Brigata erano invece di Gessopalena. Ci fu una lunga e animata discussione tra i reduci per decidere dove posizionare il Sacrario. Alla fine, la spuntò Taranta Peligna, perché da questo punto si può abbracciare con lo sguardo tutta la valle dell’alto Aventino. Fu un’impresa di Taranta che, dopo non poche difficoltà, riuscì a realizzare il Sacrario della Brigata Maiella in questa zona di difficile accesso, e ad inaugurarlo il 16 maggio 1976, poco dopo la morte di Ettore Troilo.
Il Sacrario della Brigata Maiella è una delle tappe del Sentiero della Libertà, ma in che modo Taranta Peligna è coinvolta nel progetto?
Abbiamo voluto partecipare sin da subito. Insieme ai sindaci che mi hanno preceduto, abbiamo voluto fortemente che una delle tappe fosse Taranta Peligna, nonostante le alternative fossero molte.
Immaginate cosa succede qui ogni anno:
un paese di 350 abitanti ne accoglie almeno 500 per una notte, durante il cammino.
All’inizio erano le signore del paese che si ingegnavano per cucinare: preparavano la cena, facevano le pizzelle,… Ora l’organizzazione si è fatta più “industriale”, in questo senso è venuta un po’ a mancare la partecipazione degli abitanti di Taranta. Però comunque è un evento annuale importante per tutta la comunità tarantolese.
Quando arriva il momento del Sentiero, qui si radunano tanti cittadini di Taranta ad accoglierlo, a tributarne la coerenza, la determinazione e anche la fatica. Io l’ho fatto anche da docente, ho portato tanti ragazzi da Roma che tuttora ricordano quest’esperienza come una delle più formative della loro storia scolastica.
Durante gli anni in cui è stato sindaco, quali sono i ricordi più belli legati a questo luogo e al Sentiero della Libertà?
Ho avuto la fortuna di incontrare due presidenti della Repubblica. Ho già evocato l’incontro con Mattarella. In occasione del decennale del Sentiero della Libertà invece, incontrammo Ciampi a Roma. Durante l’intervista che gli facemmo,
l’ex Presidente ricordò i giorni in cui lui stesso era in fuga e percorse il sentiero della libertà.
In particolare, ricordava benissimo Taranta e l’eccellenza della sua ospitalità. Ricordava persino quello che aveva mangiato nel casolare della famiglia Piccoli, che l’aveva accolto e nascosto.
Un altro momento che mi ha particolarmente commosso è stato anni fa, quando il comune ha ospitato trenta partecipanti tedeschi per un raduno di yoga. Passeggiando in montagna, e passando per i resti del paese vecchio di Lettopalena, si sono resi conto del dramma che il nazifascismo aveva lasciato in questa zona. L’ultima sera, al momento del commiato, hanno voluto cantare Bella ciao, in tedesco e in italiano. È stato un momento molto forte per tutti.
Per loro, credo che sia stata una sorta di liberazione, di elaborazione di un lutto che tutti i tedeschi continuano a vivere.
Stiamo percorrendo questo cammino per raccontare la storia del sentiero, ma anche il presente di questa valle. Quanto il sentiero può essere utile per promuovere il nostro territorio?
Molto.
Oggi c’è una grande rivalutazione del camminare.
A differenza di altri cammini, il sentiero della libertà ha la grande forza evocativa della storia, oltre ad essere importante per l’aspetto paesaggistico e naturalistico.
Il suo potenziale “paraturistico” va dunque incoraggiato, perché per oggi ha visibilità solo nell’evento di fine aprile-inizio maggio. Ci sono state altre persone che, come voi, hanno fatto il sentiero in autonomia. Ma manca ancora l’approccio che potrebbe valorizzarne gli aspetti ambientali e storici. E in questo senso, le responsabilità sono solo dei Comuni e del Parco Nazionale della Majella. Sono loro che potrebbero lavorarci su e investire in maniera più decisiva. Sarebbe un’opportunità incredibile per tutti.
Finiamo con le nostre tre domande di rito:
Qual è il suo luogo preferito in Abruzzo?
Il parco fluviale delle “Acque Vive”, a Taranta Peligna.
Il suo piatto abruzzese preferito?
La chitarra con il sugo d’agnello.
Il suo proverbio abruzzese preferito?
Quanne maji Capracotte ha cacciate le pricoche.
Si dice quando qualcuno si ostina a fare qualcosa su cui non ha alcuna competenza. Le pesche (pricoche), non nasceranno mai a Capracotta, un paesino che si trova in Molise, a 1400 metri di altitudine.
Cosa vuol dire per lei la libertà?
Per me la libertà è soprattutto il rispetto degli altri.
Non è tanto importante essere liberi, quanto fare in modo che gli altri possano godere della loro libertà, senza limiti di sesso e di religione; senza limiti di provenienza.
Questo articolo fa parte della serie del Sentiero delle libertà:
- Sentiero della Libertà: da Sulmona a Casoli per riscoprire il valore della libertà
- Sentiero della libertà 2020. Il racconto di un cammino in Abruzzo
- Terra de lecto: la sorpresa di lettopalena
Francesca
Tolosa, Aprile 2021
Foto ©Marta Ronzone, tranne quella i copertina di @Rocco De Marco, e quella con Mario Setta, @Associazione Sentiero della Libertà
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