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ART IN THE DUNES: L’ARTE COME ESTENSIONE DELLA NATURA

Da otto anni, il premio Art in the Dunes è l’appuntamento più suggestivo dell’estate abruzzese. Durante due settimane, dal 20 luglio al 4 agosto, la spiaggia e riserva naturale di Punta Penna, a Vasto (CH), diventerà parte integrante delle opere di land art di quindici artisti della regione. Per saperne di più, abbiamo intervistato Michele Montanaro, fondatore del premio e dell’associazione culturale Eikòn.

Michele, nella tua biografia ho letto che hai fatto i tuoi primi studi a Torino. Quale viaggio ti ha portato dal Piemonte in Abruzzo?

In quel tempo risiedevo a Torino. Poi, motivi di studio e di lavoro mi hanno allontanato da quella città e dalla sua provincia. Ho vissuto per tre anni a Ravenna dove ho studiato per diventare restauratore di mosaici ed elementi lapidei, poi alcuni anni in provincia di Viterbo e infine, nel 1996, un intervento di restauro su un mosaico delle Terme di Histonium mi ha portato a Vasto.

Nel giro di pochi anni ho deciso di stabilirmi in Abruzzo perché è una regione bellissima, ricca di potenzialità spesso inespresse o poco valorizzate e quindi di opportunità. Ho amato il suo mare, specialmente la sua costa dei trabocchi, ma soprattutto il suo interno, i suoi paesaggi collinari e le sue montagne.

Com’è nata l’idea del premio Art in the Dunes?

In realtà è nata quasi per caso. Dieci anni fa ero il presidente di un’associazione culturale in cui confluivano molti giovani artisti del territorio del vastese, l’Opificio AlterArt, e Stefano Taglioli (autore vastese de Il Falco della regina, 2008) ci chiese di organizzare un’esposizione per l’inaugurazione a Punta Penna di una passerella in legno retrodunale e che andava a disegnare il vecchio profilo della costa, prima della costruzione del porto. Pensai che inserire in quel paesaggio delle installazioni artistiche fosse la soluzione migliore. La cosa piacque così tanto che negli anni successivi divenne un appuntamento fisso.

Perché la scelta di creare un premio?

Inizialmente Art in the dunes era solo una esposizione collettiva. Col tempo, e con il passaggio organizzativo alla nuova associazione culturale Eikòn che presiedo dal 2015, abbiamo pensato all’idea di allargare la partecipazione ad artisti di tutto il territorio nazionale e rendere più stimolante la loro partecipazione. Per questo è nato il Premio Art in the dunes. E la manifestazione, sempre più complessa, è diventata da allora “biennale”.

Perché la riserva naturale di Punta Penna?

Un po’ per caso, come ho detto sopra, ma anche perché è uno dei luoghi più affascinanti della costa abruzzese e non solo.

L’impianto dunale è un ambiente incontaminato, quasi irreale, eppure così naturale. È un luogo perfetto per confrontarsi con la Natura.

Uno spazio aperto, che non è una cornice o una scenografia, ma è parte integrante delle opere che vi sono installate per un breve periodo e che devono confrontarsi con esso. Ma è anche uno spazio difficile, proprio per la sua maestosità. Ci si sente piccoli in uno spazio così grande. Piccolissimi. Per ogni artista è una sfida, da cui non sempre se ne esce vincenti. Inoltre la sua vicinanza alla spiaggia, lo rende anche un luogo ideale per cercare un contatto con un pubblico diverso da quello che frequenta abitualmente le gallerie o le grandi mostre di arte contemporanea. È l’arte che si avvicina al pubblico, che cerca di sensibilizzarlo alla sua presenza.

C’è un legame tra il tuo lavoro artistico e l’idea all’origine di Art in the Dunes?

Nella home page del tuo sito si legge: “Art is the extension of nature by other means”

Se ho portato avanti il progetto di Art in the dunes è soprattutto perché ho una sensibilità particolare verso la natura da sempre. Ho creato questo motto anni fa, parafrasando la famosa frase di Carl von Clausewitz, generale e teorico militare prussiano, il quale disse che “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”. Io, che sono un non violento, ho sostituito la parola arte a guerra e la parola natura a politica. Infatti, l’attività artistica e non solo, credo che si possa interpretare, a differenza di molta attività produttiva che si pone in contrapposizione alla Natura e la distrugge, come una continuazione della stessa natura stessa con altri mezzi, appunto, quelli della creazione umana. L’uomo continua l’opera della creazione con la sua immaginazione. Mi piace pensare che sia così, che possa essere così.

Michele, vorresti presentarci l’edizione 2019 del premio?

Questa edizione sarà davvero speciale. Per festeggiare il decennale dalla sua prima edizione, abbiamo messo in piedi l’VIII edizione di Art in the dunes con il Premio biennale di land art e site-specific. Dodici installazioni temporanee di arte contemporanea (dettagli nel riquadro in basso, programma in fondo all’articolo ndr) saranno protagoniste della rassegna che si è guadagnata l’Alto Patrocinio della Regione Abruzzo, curata e promossa dall’associazione culturale Eikòn, in collaborazione con il Comune di Vasto, la Cooperativa Cogecstre, l’associazione culturale ConventiAmo di Atessa (che organizza Le Officine Culturali e con cui si sperimenterà un interessante gemellaggio), l’associazione culturale CivicoZero (che quest’anno curerà la sezione del Premio di fotografia) e da quest’anno anche il Patrocinio del Comune di Monteodorisio.

Tre di questi artisti artisti saranno premiati per il loro lavoro da una giuria composta da tre grandi nomi della storia dell’arte contemporanea in Abruzzo e che voglio ringraziare per la loro disponibilità: Paolo Spoltore, Franco Summa e Sandro Visca.

[Su Abruzzo.no potete leggere una bella intervista ad una delle artiste che partecipano ad Art in The Dunes: Debora Vinciguerra, in arte Aruru]. 

Gli artisti selezionati per la realizzazione delle dodici opere di arte contemporanea esposte al premio Art in the Dunes sono i seguenti:

Alessandro Antonucci, Giulietta Gheller, Barbara Giuliani + Debora Vinciguerra, Federico Lucci, Paolo Dongu, Vanni Macchiagodena, Maya Lopez Muro + Enzo Correnti, Mauro Postacchini, Marco Rateni, Massimo Ripa, Collettivo S.C.Art (Simona Damiani + Claudio Carozza + Lisa Di Battista), Emilia Steiner + Walter Zuccarini.

Kētos, il mostro marino della mitologia greca, è il titolo di quest’edizione. Perché?

Il titolo di questa edizione fa riferimento al drammatico episodio che cinque anni fa vide protagonista questa località dello spiaggiamento di 7 capodogli, alcuni dei quali furono risospinti in mare aperto, altri purtroppo perirono. Questo episodio, che colpì fortemente la sensibilità dei cittadini vastesi e non solo e che si ripete costantemente purtroppo in molte altre parti del mondo, sarà lo spunto per una riflessione sull’azione dell’uomo sugli equilibri delicatissimi della biosfera (inquinamento, microplastiche, cambiamenti climatici, ecc.) e che coinvolge purtroppo moltissime specie viventi, che rischiano l’estinzione. Kētos, in greco antico κῆτος, designava il mostro marino, la balena, l’orca, il capodoglio o ogni genere di grande animale più o meno mitico che viveva nei mari. Su questo tema sconfinato chiediamo agli artisti di offrirci il loro punto di vista.

La scelta delle tematiche di Art in the dunes fa spesso riferimento alla mitologia e alla civiltà greca. Ketos, Arché, Métamorphosis, Thalassa…Come mai?

Perché la cultura greca ci pervade, è davvero l’origine della cultura occidentale. È all’origine di buona parte della nostra lingua. E anche se non ho mai, purtroppo, studiato il greco antico, percepisco un fascino enorme verso la letteratura e la filosofia dell’antica Grecia. Forse perché sono di Taranto, e ho la Magna Grecia nel sangue.

In ogni caso sono convinto che questa cultura dovrebbe essere l’elemento unificatore dell’Europa, anzi dell’intero Mediterraneo. Va riscoperta, ritrovata. Lì c’è già tutto.

Infine, le tre domande di rito di Abruzzo.no:

Luogo preferito in Abruzzo?
Sicuramente la Riserva Naturale di Punta Aderci.

Piatto abruzzese preferito?
Purtroppo da dieci anni mi sono scoperto celiaco. Ho amato moltissimo le pallotte cace e ova (ogni tanto qualcuno me le prepara nella versione gluten free). Adoro il brodetto alla vastese e la ventricina dell’alto vastese.

Qual è il proverbio o il modo di dire abruzzese che preferisci?
Uno dei primi che ho imparato: Sparagne e cumbarisce.

Ringraziamenti:
Michele Montanaro ringrazia: il vice sindaco di Vasto e assessore alle aree protette, che crede moltissimo in questa manifestazione, Alessia Felizzi, referente della cooperativa Cogecstre che gestisce la Riserva e infine i suoi amici e collaboratori senza i quali tutto ciò non sarebbe possibile, a cominciare dal mitico Nicola Sammartino, poi Gordano Marcianelli, il nostro super grafico, Sara Colonna e Antonio Plasmati.

Francesca
Tolosa, Luglio 2019
Foto ©Art in the Dunes
Foto di copertina copertina ©Venusia (Art in the Dunes 2014)